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I Videogiochi Entrano nei Musei

Come sarebbero gli Uffizi per i geek dei videogiochi? Come si immagina il “suo” Louvre un appassionato di videogames? Probabilmente basta dare un’occhiata al Computerspielemuseum di Berlino per averne un’idea. Aperto nel 1997 – nel mondo digitale, quasi un’era geologica fa -, nel quartiere Friedrichshain della capitale tedesca, il Computerspielemuseum è il primo museo al mondo dedicato interamente ai videogiochi.

L’esposizione permanente “Computer Games. Evolution of a Medium”, inaugurata nel 2011 è un vero tuffo nei 60 anni di storia dei videogiochi. Si comincia dal primo computer elettronico tedesco, il Nimrod, fino ad arrivare al Wall of Hardware, passando attraverso ben cinquanta consolle, dalla Brown Box del 1968 alla prima Xbox del 2001.

Nelle sue sale, in totale, sono esposti più di 300 pezzi unici, vere opere d’arte partorite dalla creatività digitale dell’Homo ludens. Tra le reliquie di maggior valore si annoverano il Game Computer Space, il primo gioco spaziale in serie, classici evergreen come lo Snake, o il mitico Pong, il simulatore di ping-pong che nel 1972 rivoluzionò per sempre il modo di giocare di milioni di ragazzini.

Un’industria in forte crescita
D’altra parte, sono anni che il mondo dei videogiochi si è affermato come un’industria globale di primaria importanza, tanto nell’ambito della creatività e del design come in quello strettamente economico, con numeri di fatturato da capogiro. La società d’analisi Gartner ha calcolato per il 2015 un volume d’affari mondiale pari a 111 miliardi di dollari, un incremento esponenziale se si considera che il mercato dei videogames valeva 93 miliardi di dollari nel 2013 e “solo” 79 miliardi nel 2012. Tuttavia, è noto ormai da tempo come, nonostante la crisi economica, videogames, applicazioni per smartphone e scommesse online siano i settori che sono cresciuti maggiormente. Per restare in Italia, basti pensare alle decine di web specializzate in scommesse sorte negli ultimi tempi, come per esempio Gazzabet.it, il sito della Gazzetta dello Sport dedicato alle scommesse sportive.


Il caso del MOMA di New York
Restando nell’ambito dei videogiochi, è solo di due anni fa lo scalpore suscitato sui giornali dalla decisione del prestigioso Museo d’Arte Moderna di New York (MOMA) di acquistare 14 tra i più famosi videogames per esporli in una mostra permanente dal titolo “Design applicato”. La curatrice dell’esposizione, l’architetto e designer italiana Paola Antonelli, spiegò che i videogiochi scelti – tra cui spiccano Pac-Man, The Sims e Street Fighter – rappresentano “l’apice del design come forma di espressione creativa” e pertanto meritano la stessa attenzione critica riservata alle opere di Picasso o Matisse. La collezione conta di ingrandirsi nel futuro, con l’acquisizione di altri titoli memorabili come Super Mario Bros, Animal Crossing e Minecraft.

Pac-man[1]

I musei italiani dedicati ai videogames
Nel nostro paese, d’altro canto, ci sono già da vari anni piccole realtà degne di nota, come quelle di Bologna e di Roma. Sia la sala di via Azzo Giardino, 65 del capoluogo emiliano, sia il VIGAMUS di Roma si fregiano dell’onore di essere il primo museo italiano interamente dedicato ai videogiochi. Dispute a parte, entrambi i musei si occupano non solo di mettere in mostra i giochi che hanno segnato l’infanzia e l’adolescenza delle ultime generazioni di italiani, ma anche della valorizzazione e della diffusione dell’aspetto creativo dei videogames. Sono lontani i tempi in cui le mamme del Bel Paese si sgolavano pur di far smettere di giocare alle tanto odiate consolle i propri pargoli. Oggi quegli stessi pargoli si stanno prendendo la rivincita…

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